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Filippo Sighicelli nacque in una modestissima casa che sorge in via Vilzacara, nella parte più antica del paese, il 9 aprile 1688. Insigne violinista capostipite di una stirpe di valenti musicisti, che attraverso i secoli, hanno esaltato l’arte modenese in Italia e all’estero. Il giovane Filippo proveniente da una modesta famiglia, crebbe alla corte dei Boschetti: la sonorità del suono che ottenne con il violino gli valse ancora giovanissimo le attenzioni e la benevolenza della corte estense. Nel 1719 gli venne data la nomina di “Capo istrumento di ballo”. Morì a Modena nel 1731 ed è sepolto nella chiesa di San Biagio.
Al tempo degli antichi Romani la basilica era un edificio pubblico, adibito a tribunale e a luogo di contrattazioni, caratterizzato dalla vastità, dalla divisione dello spazio in tre navate, dalle absidi trilobate; è a questo edificio che i cristiani a partire dal secolo V si ispirano per la costruzione dei loro luoghi di culto, non potendo certo assumere come modello i temoli pagani, tra l’altro non destinati ad accogliere l’assemblea dei fedeli.
La basilica di San Cesario è una delle più antiche e prestigiose chiese in stile romanico dell’Emilia-Romagna. Fu costruita nel decimo secolo sui resti di un preesistente luogo di culto di cui vennero riutilizzati dei materiali, e fu dedicata al culto del martire Cesario del quale si conserva una preziosa reliquia.
L'edificio, in mattoni, presenta una architettura semplice e solenne; la facciata a salienti abbellita da una elegante bifora, le fiancate con le strette monofore ed una armoniosa decorazione geometrica, le arcatelle cieche, le possenti absidi dimostrano come anche nei cosiddetti secoli bui del Medioevo e pur in assenza di materiali pregiati, si riuscisse a creare un’opera che suscita ancor oggi ammirazione e stupore. Risale all’anno 1544 la costruzione del campanile, sulla navata nord, dono di Susanna Pico della Mirandola, vedova del conte Roberto Boschetti.
L’interno è maestoso e suggestivo: la luce penetra dalle strette monofore strombate illuminando le possenti colonne che dividono la chiesa in tre navate sostenendo le belle arcate a tutto sesto. Le colonne sono sormontate da magnifici capitelli scolpiti con grande varietà di motivi ornamentali. Il bel soffitto ligneo a capriate comunica un senso di calore e di armonia. Colonne, archi e capitelli sono stati rimessi alla luce dopo che, nel corso del secolo XVII, la chiesa aveva subito pesanti interventi che ne avevano profondamente alterato i connotati. Gli imponenti lavori di restauro, promossi dal Canonico don Mario Moretti, iniziati nel 1946 e proseguiti per venti anni, hanno restituito all’edificio la semplicità e la purezza dello stile romanico, pur fra mille difficoltà e problemi interpretativi. Appena entrati nella basilica, in alto nella navata destra si può ammirare la tomba di Gian Galeazzo Boschetti, monumentale opera del più famoso e importante scultore plastico modenese Antonio Begarelli (1499 - 1565).
Gian Galeazzo, figlio di Alberto V Boschetti, aveva abbracciato la carriere ecclesiastica divenendo protondario apostolico presso la Santa Sede. In un momento di grave pericolo per i suoi fratelli (avevano perso il feudo di San Cesario poiché il padre era stato giustiziato a Ferrara con l’accusa di aver partecipato ad una congiura contro il duca) riuscì, grazie alla sua grande umanità e abilità diplomatica, ad ottenere di nuovo l’investitura del feudo nell’anno 1524, che fu anche l’anno della sua prematura morte. I fratelli riconoscenti vollero ricordarlo con questa bella tomba: Gian Galeazzo viene rappresentato coricato sull’arca in abito prelatizio mentre tiene in mano un libro appoggiando la testa sulla mano sinistra. Su di lui una figura femminile regge una corona di alloro, ai lati due bellissimi putti reggono una cornucopia. L’arca in cui riposano i resti mortali è sostenuta da due mostri mitologici con il busto umano, le zampe caprine e la coda da tritone: i loro bei volti, uno giovane e l’altro anziano sono circondati sui capelli da una ghirlanda di pampini. Fra le due figure c’è lo stemma dei Boschetti sormontato dal cappello cardinalizio in una ghirlanda di fiori e frutti.
Lungo le pareti della chiesa si possono ammirare alcuni pregevoli quadri di scuola emiliana del Seicento (si segnala soprattutto il San Giuseppe in gloria attribuito a Giacomo Cavedoni), due fregi di arenaria, uno dei quali con una epigrafe latina e l’altro con un frammento di bel basso rilievo medievale; sotto il pavimento della navata centrale alla profondità di circa 70 centimetri si può vedere il resto di un antico manufatto, di origine incerta, (basamento di colonna o forse un altare romano), appartenente ai luoghi di culto precedenti.
La costruzione, che fu la residenza dei conti Boschetti e che ora è proprietà comunale, è il risultato di successivi accorpamenti e modifiche avvenute a partire dal ’700. La parte più antica risale all’inizio del ’700 e corrisponde alla elegante facciata, mentre la parte più recente è quella che si affaccia sul giardino sorretta da imponenti arcate. Si collega alla villa un’ala ottocentesca con al centro una costruzione rotonda robusta chiamata “caffè haus”; un delizioso salottino dove i conti prendevano riposo durante le soleggiate giornate estive.
Al piano terra il bel cortile quadrangolare, mantenuto così fin dalle origini, offre un’ottima acustica e per questo motivo è sede di numerosi spettacoli musicali e teatrali. Le sale del piano terra con begli affreschi sulle pareti (stemmi, fiaccole, strumenti musicali, fasci di grano, scene di caccia, ecc.) vengono ora utilizzate per mostre ed esposizioni.
Salendo un grandioso scalone con una balaustra originale in terracotta si accede al piano nobile che ora è occupato (nell’ala destra) dalla biblioteca comunale, mentre l’ala sinistra è in attesa di restauro. Le sale ampie, luminose, dai soffitti preziosamente affrescati uniscono la moderna funzionalità al prestigio di un palazzo nobiliare. Alle sale di lettura e consultazione si affiancano quelle per le audizioni e per la visione di videocassette. L’ambiente è assiduamente frequentato da ragazzi e adulti che qui trovano lo spazio giusto per arricchirsi culturalmente e socialmente.